Se passassimo il tempo a goderci le cose, a considerarle per quello che sono, a esprimere preferenze più terra terra, saremmo tutti più felici. E invece ci piace pensare che dietro ogni evento si celi un complotto, una complicatissima formula malignamente architettata per diffondere messaggi ambigui, devianti, CATTIVI.
Vedi le nuove divise Alitalia. Affronto al buon gusto, minaccia alla sobrietà, simbolo di un'Italia cafona che non si sa vestire. Così le hanno dipinte.
Io che in primis amo complicarmi la vita - e credo che sia una tendenza delle persone particolarmente inclini alla noia - mi rendo conto che il grande male dei tempi attuali sia sentirsi in dovere di avere un'opinione saccente su tutto, meglio se controcorrente. Stile Selvaggia Lucarelli, per intenderci, che non ha mancato di dire la sua a proposito delle divise Alitalia: "L'ultima (e la prima volta) che ho indossato i collant verdi ero alla recita scolastica e facevo il cespuglio parlante. Molta solidarietà alle hostess di Alitalia, davvero". Ora, non mi pare che Selvaggia abbia dalla sua parte un senso dello stile che le consenta di fare la Diana Vreeland della situazione. Questo spiega chiaramente il mio punto di vista. A volte si fa una figura migliore a non dire niente.
(Tra l'altro a me la Lucarelli sta simpatica, la seguo e spesso mi trovo d'accordo con lei)
La cosa peggiore è che sempre più spesso si tende ad avere l'atteggiamento di esperti tuttologi. Politica, attualità, costume, religione. I casi di cronaca nera, per esempio: tutti sanno chi è l'assassino, tutti criminologi, tutti psicologi.
Questo preambolo per arrivare al punto. Vi dico perchè, secondo me, le nuove divise Alitalia non sono così male.
1. Sono solo vestiti. Puri e semplici vestiti. Ciò non altera la sostanza professionale delle fanciulle che si fasceranno le gambe di color sottobosco, che è la prima cosa che dovrebbe interessare. Ciò non influirà sul modo in cui ci chiederanno di allacciarci le cinture, sulla gentilezza con cui ci porgeranno il caffè annacquato o nell'ingegnosità che mostreranno nel sistemare i bagagli nelle cappelliere. Quindi lamentiamoci di altro, se proprio non possiamo farne a meno.
2. Non che non si debba esprimere una preferenza, ci mancherebbe, ma non è necessario avere per forza un'opinione eccessivamente articolata in merito. Le divise Alitalia ci piacciono? Ok. Ci fanno schifo? Ok lo stesso. Ma da qui a esporre un trattato di estetica come se fossimo tutti Gillo Dorfles, ragazzi, anche no. Vorrei ricordarvi che noi siamo quelli che dai primi di maggio vanno in giro conle mutande di jeans gli shorts, a marzo tiriamo fuori le calze color carne, ci vestiamo di acrilico, sfoderiamo con orgoglio orripilanti piumini luminescenti d'inverno, camminiamo su tacchi vertiginosi con la grazia di pachidermi, sfoggiamo loghi giganteschi tempestati di strass, abbiniamo colori improbabili e fantasie che non vanno d'accordo... e poi ci sentiamo in diritto di parlare male di un paio di calze verdi?
3. Veline, letterine, soubrette, Belen. Ci siamo abituati all'idea che più carne si vede, meglio è. Perchè nel nostro ideale estetico deviato di femminilità, la donna deve indossare per forza la gonna a fior di culo. Per questo una divisa che sia, a mio avviso, elegantissima e fine nei tagli come quella Alitalia, diventa automaticamente l'espressione del gusto arabo che vuole la donna bardata dalla testa ai piedi. Non confondiamo le cose, non urliamo al complotto. Guardiamo le cose per quello che sono. Scommetto che se le hostess avessero avuto la minigonna, avremmo urlato "VOLGARE! INACCETTABILE". E allora cosa vogliamo veramente? Il bikini e il pareo? La tuta da sci?
4. Vi risultano divise di compagnie aeree...sobrie? A me no. Di solito le accozzaglie di colori sono la norma, tant'è che siamo abituati a veder sfilare in aeroporto signorine in blu elettrico/giallo o arancio/blu ... e poi, veramente vogliamo una hostess in grigio o blu scuro? Che palle. Alitalia si allinea a quello che c'è già, ma lo fa aggiungendo un tocco audace.
5. Io ho il mio personalissimo parere in merito alle nuove divise Alitalia. Le trovo femminili, ironiche, divertenti, diverse. Ovvio che non andrei in giro con le calze verdi, ma sarei ben felice di indossarle al posto di quelle color carne. Potrebbe essere vero che questi colori non donino a tutte, ma in generale la giacca e la gonna longuette anni Ottanta che vediamo addosso a molte colleghe di altre compagnie sono molto più ammazza-femminilità di una divisa che si ispira chiaramente agli anni Cinquanta. E a me gli anni Cinquanta fanno pensare a bellezze del calibro di Marylin Monroe e Lauren Bacall.
5. Sembra proprio che il nuovo hobby del mese sia la caccia al difetto. Insomma, qualcosa che non va deve esserci per forza. Quindi, messa da parte l'estetica, l'indignazione si sposta su altro. Per esempio, ho letto che i sindacati si sono scatenati contro le calze incriminate perchè mettono a rischio la circolazione sanguigna delle povere malcapitate. Vuoi che oltre alla beffa di andare in giro per il mondo con le gambe verdi, debbano pure sopportare le caviglie a scamorza? Giammai! Poi: il materiale è acrilico ampiamente infiammabile. E ancora, siamo gli unici a non avere il logo in bella vista. (Ancora con 'sti loghi? E che palle! C'avete la fissa allora!)
Tutto ampiamente smentito da Alitalia, comunque.
Detto ciò, concluderei con un consiglio che dò a tutti, me compresa: limitiamoci, ogni tanto, alla superficialità, non è sempre un male. Basta farei i Pico De Paperis. Fermiamoci ad una preferenza semplice, non motiviamo come se fossimo tutte Miuccia Prada. Che poi, volete sapere la verità? Ho aperto Flair di questo mese, e ho letto nell'editoriale testuali parole, proprio di Miuccia:
"Nel mio lavoro, forse, sono riuscita ad introdurre il concetto di brutto, perchè la moda era l'unico ambito a non considerarlo. Cinema, arte, letteratura: tutti l'avevano trattato. Il brutto nella moda era ed è difficile da accettare, perchè c'è ancora il sogno, il clichè della bellezza, del sexy, della donna scollata col vestitino tagliato di sbieco. Io detesto i clichè: la bellezza è più complessa e soprattutto più interessante di questo immaginario sterile e noioso".
Appunto. Sterile e noioso. Proprio quello che non sono le divise Alitalia.
MLG
Vedi le nuove divise Alitalia. Affronto al buon gusto, minaccia alla sobrietà, simbolo di un'Italia cafona che non si sa vestire. Così le hanno dipinte.
Io che in primis amo complicarmi la vita - e credo che sia una tendenza delle persone particolarmente inclini alla noia - mi rendo conto che il grande male dei tempi attuali sia sentirsi in dovere di avere un'opinione saccente su tutto, meglio se controcorrente. Stile Selvaggia Lucarelli, per intenderci, che non ha mancato di dire la sua a proposito delle divise Alitalia: "L'ultima (e la prima volta) che ho indossato i collant verdi ero alla recita scolastica e facevo il cespuglio parlante. Molta solidarietà alle hostess di Alitalia, davvero". Ora, non mi pare che Selvaggia abbia dalla sua parte un senso dello stile che le consenta di fare la Diana Vreeland della situazione. Questo spiega chiaramente il mio punto di vista. A volte si fa una figura migliore a non dire niente.
(Tra l'altro a me la Lucarelli sta simpatica, la seguo e spesso mi trovo d'accordo con lei)
La cosa peggiore è che sempre più spesso si tende ad avere l'atteggiamento di esperti tuttologi. Politica, attualità, costume, religione. I casi di cronaca nera, per esempio: tutti sanno chi è l'assassino, tutti criminologi, tutti psicologi.
Questo preambolo per arrivare al punto. Vi dico perchè, secondo me, le nuove divise Alitalia non sono così male.
1. Sono solo vestiti. Puri e semplici vestiti. Ciò non altera la sostanza professionale delle fanciulle che si fasceranno le gambe di color sottobosco, che è la prima cosa che dovrebbe interessare. Ciò non influirà sul modo in cui ci chiederanno di allacciarci le cinture, sulla gentilezza con cui ci porgeranno il caffè annacquato o nell'ingegnosità che mostreranno nel sistemare i bagagli nelle cappelliere. Quindi lamentiamoci di altro, se proprio non possiamo farne a meno.
2. Non che non si debba esprimere una preferenza, ci mancherebbe, ma non è necessario avere per forza un'opinione eccessivamente articolata in merito. Le divise Alitalia ci piacciono? Ok. Ci fanno schifo? Ok lo stesso. Ma da qui a esporre un trattato di estetica come se fossimo tutti Gillo Dorfles, ragazzi, anche no. Vorrei ricordarvi che noi siamo quelli che dai primi di maggio vanno in giro con
3. Veline, letterine, soubrette, Belen. Ci siamo abituati all'idea che più carne si vede, meglio è. Perchè nel nostro ideale estetico deviato di femminilità, la donna deve indossare per forza la gonna a fior di culo. Per questo una divisa che sia, a mio avviso, elegantissima e fine nei tagli come quella Alitalia, diventa automaticamente l'espressione del gusto arabo che vuole la donna bardata dalla testa ai piedi. Non confondiamo le cose, non urliamo al complotto. Guardiamo le cose per quello che sono. Scommetto che se le hostess avessero avuto la minigonna, avremmo urlato "VOLGARE! INACCETTABILE". E allora cosa vogliamo veramente? Il bikini e il pareo? La tuta da sci?
4. Vi risultano divise di compagnie aeree...sobrie? A me no. Di solito le accozzaglie di colori sono la norma, tant'è che siamo abituati a veder sfilare in aeroporto signorine in blu elettrico/giallo o arancio/blu ... e poi, veramente vogliamo una hostess in grigio o blu scuro? Che palle. Alitalia si allinea a quello che c'è già, ma lo fa aggiungendo un tocco audace.
5. Io ho il mio personalissimo parere in merito alle nuove divise Alitalia. Le trovo femminili, ironiche, divertenti, diverse. Ovvio che non andrei in giro con le calze verdi, ma sarei ben felice di indossarle al posto di quelle color carne. Potrebbe essere vero che questi colori non donino a tutte, ma in generale la giacca e la gonna longuette anni Ottanta che vediamo addosso a molte colleghe di altre compagnie sono molto più ammazza-femminilità di una divisa che si ispira chiaramente agli anni Cinquanta. E a me gli anni Cinquanta fanno pensare a bellezze del calibro di Marylin Monroe e Lauren Bacall.
5. Sembra proprio che il nuovo hobby del mese sia la caccia al difetto. Insomma, qualcosa che non va deve esserci per forza. Quindi, messa da parte l'estetica, l'indignazione si sposta su altro. Per esempio, ho letto che i sindacati si sono scatenati contro le calze incriminate perchè mettono a rischio la circolazione sanguigna delle povere malcapitate. Vuoi che oltre alla beffa di andare in giro per il mondo con le gambe verdi, debbano pure sopportare le caviglie a scamorza? Giammai! Poi: il materiale è acrilico ampiamente infiammabile. E ancora, siamo gli unici a non avere il logo in bella vista. (Ancora con 'sti loghi? E che palle! C'avete la fissa allora!)
Tutto ampiamente smentito da Alitalia, comunque.
Detto ciò, concluderei con un consiglio che dò a tutti, me compresa: limitiamoci, ogni tanto, alla superficialità, non è sempre un male. Basta farei i Pico De Paperis. Fermiamoci ad una preferenza semplice, non motiviamo come se fossimo tutte Miuccia Prada. Che poi, volete sapere la verità? Ho aperto Flair di questo mese, e ho letto nell'editoriale testuali parole, proprio di Miuccia:
"Nel mio lavoro, forse, sono riuscita ad introdurre il concetto di brutto, perchè la moda era l'unico ambito a non considerarlo. Cinema, arte, letteratura: tutti l'avevano trattato. Il brutto nella moda era ed è difficile da accettare, perchè c'è ancora il sogno, il clichè della bellezza, del sexy, della donna scollata col vestitino tagliato di sbieco. Io detesto i clichè: la bellezza è più complessa e soprattutto più interessante di questo immaginario sterile e noioso".
Appunto. Sterile e noioso. Proprio quello che non sono le divise Alitalia.
MLG
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