A dicembre del 2014, complice un charity shop di Londra, ho tirato fuori dal dimenticatoio Post Orgasmic Chill degli Skunk Anansie, un album che ho divorato in adolescenza e che mi ha accompagnato nella transizione dalla musica mediocre e commerciale a quella più vicina ai miei gusti attuali.
Ricordo questa immagine di me a letto, con la febbre a 40, che guardava ipnotizzata MTV su un piccolo Mivar, nonostante il segnale andasse via ogni dieci minuti per qualche minuto, per poi riapparire e scomparire di nuovo. Sempre così, tutto il giorno. Guardavo spezzoni di video su questo canale che mi sembrava la cosa più bella che avessero mai inventato, e poi ricomponevo pazientemente i pezzi nella mia mente, tra i deliri della febbre alta. Ricordo "Promises" dei Cranberries, "Hi My name is" di Eminem, "Un raggio di sole" di Jovanotti, "Vivere il mio tempo" dei Litfiba, "Canned Heat" dei Jamiroquai e "Secretely" degli Skunk Anansie, che mi appariva stranissima e difficile da ascoltare. Un sound a cui non ero affatto avvezza. Capivo che non si trattava delle solite canzoncine, percepivo un certo "non so che dark" (quel dark che nelle sue versioni più estreme, mi avrebbe letteralmente conquistato in futuro). E poi ero letteralmente rapita da Skin, questa felina nera avvolta in un minuscolo abitino rosso, con le gambe lunghe e magre. Volevo essere lei. Non riuscivo a definirla bella, anzi, non arrivavo a capire come una donna dai lineamenti così marcati potesse andarsene in giro con la testa pelata. Eppure ero catturata. Così come era strana Skin, così era strana la sua musica, così come era impenetrabile lei , così era impenetrabile quella canzone, così come non mi spiegavo quell'attrazione per una donna, allo stesso modo trovavo inspiegabile il feeling che sentivo con quelle sonorità.
Dicevo "dimenticatoio" perchè ci sono dischi che si consumano a furia di essere ascoltati, così tanto che alla fine si riempiono di graffi e saltano. Queste canzoni assorbono la nostra vita, impregnano i muri delle nostre camere, si intrufolano tra i baci che diamo, le lacrime che versiamo, e i vaffanculo che urliamo. Diventano il background delle nostre ribellioni, la musica di sottofondo della nostra crescita, un inno trionfale delle nostre conquiste o tristi requiem dei nostri fallimenti. Ci infondono forza o tristezza, danno coraggio o fanno paura. Ma diventano parte di quel momento, anzi, diventano QUEL MOMENTO.
Poi arriva un giorno, e quei dischi li metti via senza un perchè. Per anni te ne dimentichi. E se capita per caso di riascoltare una di quelle canzoni, magari alla radio quando sei sovrappensiero, riaffiorano ricordi talmente nitidi di quel periodo che per non rompere il legame, la connessione, ti convinci che è meglio non cedere alla nostalgia e alla voglia di riascoltare quel cd per intero, sebbene la tentazione sia forte. Perchè può succedere che si attacchi al presente, svuotando il passato di una componente fondamentale. Come un puzzle fastidiosamente privo di un pezzo.
Però io ho voluto provarci ad abbandonarmi alla malinconia e a trasferire la musica degli Skunk Anansie dai miei 14 ai miei 29 anni, e a quel punto Post Orgasmic Chill, pagato 2 sterline in un Charity Shop di Camden Town, è diventata la musica del mio soggiorno londinese. In particolare "I'm not afraid", una sorta di incoraggiamento di cui avevo bisogno in quel periodo per non cedere alla paura di stare da sola. Per questo, Post Orgasmic Chill può essere sicuramente inserito tra quei dischi che più di tutti mi hanno riempito la vita.
Ed è sempre bello quando la musica penetra così a fondo da riempire tutti gli spazi vuoti.
Vedere Skin, ieri, in occasione del release di "Anarchytecture", è stato come vedere materializzati davanti ai propri occhi, finalmente, i sogni di adolescente. L'Angela tredicenne a letto, con la febbre e le coperte tirate fin sopra il naso e una schiera di peluche a farle compagnia, non avrebbe mai pensato che la felina nera le avrebbe sorriso a meno di un metro di distanza, strizzandole l'occhio. Niente, in quel momento, avrebbe potuto farmi sperare che la sua voce mi avrebbe tenuto sulle spine per un'ora. Skin è unica. Si muove come un rettile, sottile e sinuoso. Ha il potere di impadronirsi dei tuoi occhi e tenerli incollati a lei. E' bella quando ride, quando è seria, quando prova a parlare in italiano e dice "Scusa!", quando parla della reunion della band come di un nuovo matrimonio (ed è bello che lo dica proprio lei, fresca di divorzio). Per non parlare del suo stile, così affine alla sua personalità: forte, rock, spiazzante, ricco di dettagli, non banale, esagerato.
Io non so ancora come sia Anarchytecture: la band ha spiegato che si tratta di un disco che contiene un'evoluzione. Sebbene la loro musica resti ancorata ad un'impronta inevitabilmente rock, ci tengono a precisare, si contamina ancora di più di suoni elettronici e contemporanei.
Vi saprò dire com'è.
Intanto, posso dire di essermi innamorata di una donna.
MLG
MLG
Skin è pazzesca, ha tanta personalità!
RispondiEliminaTi seguo! :)
http://www.trecentosecondi.blogspot.it/
Hai ragione, è una tigre!
EliminaRicambio e ti seguo volentieri anche io :)
Baci