Io non sono femminista.
Ho sempre creduto che all'uomo vada riconosciuta una certa superiorità, rispetto a noi donne. Per esempio, loro sì che sanno cambiare le lampadine. Sì che sanno interpretare il linguaggio dell'omino Ikea sul foglietto delle istruzioni, e sanno pescare dalla bustina il bullone giusto. Sanno attaccare un quadro senza scorticare centimetri di muro e aprire voragini spazio-temporali su universi paralleli. Io non sono in grado neanche di montare le sorpresine dell'Ovetto Kinder, per dire.
Eppure, ultimamente, mi è capitato tra le mani un libro. Dico "capitato" perchè non avevo nessuna intenzione preventiva di leggerlo. Maledetta Feltrinelli, che piazzi tutti i tuoi libri con lo sconto del 25% in bella vista, con quelle copertine opache così belle (sì, io guardo tantissimo le copertine), quei titoli sconosciuti, quei nomi mai sentiti... mi ci rotolerei io, tra i tuoi libri. Ecco, quando farò la Prima Comunione, o quando compirò 18 anni, o quando mi laurerò, vi prego, regalatemi una Feltrinelli.
Ah no, troppo tardi.
Resta il matrimonio. La lista nozze in libreria, mica da Richard Ginori. Tsè.
Ecco, lì, tra i vari Bukowski e Tabucchi, c'era Una donna, di Sibilla Aleramo.
Una pionera del femminismo, dicono.
Nessuna idea stravolgente però. Solo la semplicità di voler dire qualcosa di ovvio, e di riportare i fatti. I propri. Perchè la parità è cosa ovvia, ma è avere il coraggio (e il talento) di raccontarla che non lo è affatto. L'ovvio è: io esisto, sono una donna, posso essere madre e lavoratrice, posso essere compagna di un uomo e allo stesso tempo indipendente, posso esigere una parità perchè io sono prima di tutto un essere. Siamo nel 1906. Siamo nella preistoria del femminismo e della parità, e questa ragazza dalla vita difficile ma dalla forza d'animo impareggiabile, metteva nero su bianco la sua vita, miseramente spesa a riparare al danno di un uomo meschino che dopo aver abusato di lei, la sposa (ancora quindicenne) per salvare la faccia. E Sibilla deve accettare, perchè è lei quella sporca e disonorata, è lei quella senza virtù. E anche quando prova a riscattare la sua vita, cercando con tutte le forze di amare un uomo ripugnante, riversando tutto quello che ha di buono nell'affetto verso il figlio, sfogando la sua voglia di essere donna nel lavoro di scrittrice e giornalista, deve rinunciare a tutto, e seguire le folli manie del marito, che oltretutto la minaccia di toglierle il bimbo se prova a separarsi. E quando decide che per salvare se stessa deve rinunciare al suo bambino, viene criticata dalle stesse donne, per cui è un atto di pura vigliaccheria mollare il sangue del suo sangue. E' immorale, sbagliato, contro natura.
Non solo donna, pure martire.
Non solo donna, pure martire.
E' bello parlare di temi così attuali e intensi partendo dalla propria vita. Non è che si deve scavare nella filosofia più altezzosa, nè nelle storie più platealmente tragiche, a volte basta guardare a se stesse per trarre delle riflessioni universali. Ed ecco che Una donna è la storia di una giovane che invece di subire e accettare, subisce, sì, ma condanna. Che è già tanto.
Perchè la verità è che noi subiamo, tanto, ma non perchè siamo sceme, fesse, deboli o fragili. Siamo semplicemente pazienti. Siamo madri, anche se rifuggiamo la maternità, siamo nate per metterci da parte per il bene altrui, anche se ci additano come egoiste. Sono dati di fatto, dati di DNA. E dobbiamo arrampicarci noi al livello dell'uomo, affinchè si possa parlare di parità. Lo sforzo lo dobbiamo fare noi...pure! Guai a dire che debba essere l'uomo ad andare incontro alla donna. Della serie: lei deve lottare per raggiungere una posizione manageriale, per dire, ma non è lui che deve abbassarsi a fare la spesa e lavare i piatti. Se ognuno dei due lavorasse per andare incontro all'altro, saremmo già a metà dell'opera. E invece no. Il problema è nostro, e quindi ce lo risolviamo da sole, se proprio ci teniamo così tanto.
E il problema è che ci teniamo di brutto.
E l'altro problema (grave) è che dal 1906 sono passati più di 100 anni e le cose sono rimaste praticamente identiche, abbiamo solo mascherato l'apparenza, che poi è quello che ci riesce meglio. Anzi, abbiamo aggiunto carne al fuoco. Perchè se vogliamo appagarci con una carriera, oltre che levare la cacca dal culo di nostro figlio e respirare borotalco, ruolo che ci spetta per definizione, ma poi un minuscolo infinitesimale pelo sfugge alla ceretta, veniamo additate anche come quelle che si trascurano. "Prima ti curavi di più!". E certo. Prima ero single e avevo meno cazzi per la testa.
Tutto questo per dire che tutte le donne devono leggere Una donna. E anche gli uomini. Ma figuriamoci, non mi aspetto tanto.
MLG
E il problema è che ci teniamo di brutto.
E l'altro problema (grave) è che dal 1906 sono passati più di 100 anni e le cose sono rimaste praticamente identiche, abbiamo solo mascherato l'apparenza, che poi è quello che ci riesce meglio. Anzi, abbiamo aggiunto carne al fuoco. Perchè se vogliamo appagarci con una carriera, oltre che levare la cacca dal culo di nostro figlio e respirare borotalco, ruolo che ci spetta per definizione, ma poi un minuscolo infinitesimale pelo sfugge alla ceretta, veniamo additate anche come quelle che si trascurano. "Prima ti curavi di più!". E certo. Prima ero single e avevo meno cazzi per la testa.
Tutto questo per dire che tutte le donne devono leggere Una donna. E anche gli uomini. Ma figuriamoci, non mi aspetto tanto.
MLG
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