Con l'adolescenza,
l'avvicinarsi delle feste ha cominciato a portare con sé una specie
di malinconia. Una tristezza che per molto tempo ho ritenuto
inspiegabile, ma naturale. Inevitabile. Col passare del tempo, più
iniziavo a capire come mai fossi tanto insofferente al Natale, più
questa tristezza si dileguava, lasciando vuoto uno spazio che pensai
bene di colmare con qualcosa che aveva tutta l'aria dell'indifferenza. Guardavo dall'alto in basso quelle persone che già
dalla metà di novembre si scatenavano con i rituali natalizi.
Invece, a me, la roba di Natale non riusciva proprio a coinvolgermi.
Ho sempre trovato le canzoni noiose, le decorazioni brutte, i regali
inutili, il casino insopportabile, il mondo che si fermava per due settimane una vera sciocchezza. Insomma, per me le feste di Natale erano
un countdown disperato verso il ritorno alla routine e alla
normalità. Quella senza rosso, senza lucine, senza Micheal Bublè.
In verità mi mancava il
Natale della bambina Angela. Mi mancavano i nonni. Mi mancavano le
cartellate e i cuscinetti di Gesù Bambino, che mi
facevano pure schifo e non li mangiavo. Però mi piaceva sapere che
erano conservati nel mobile della cucina di nonna, in una ciotola
coperta da un tovagliolo. Mi dava sicurezza.
Mi mancava una tavola
piena di parenti sorridenti e felici di ritrovarsi. Mi mancava una
casa. La casa. E' sempre stato il grosso problema della mia vita. La
polvere che, ancora oggi, ogni tanto si infiltra negli ingranaggi e
li fa inceppare. E ogni volta fanno fatica a funzionare di nuovo. E
allora bisogna pulirli, cospargerli di olio, accarezzarli con pazienza e
rimetterli in moto lentamente, con delicatezza. Perchè se si
sbaglia, finisce che qualcosa si rompe. E tutti noi siamo dei sistemi
delicatissimi.
Da un paio d'anni però,
forse ho cominciato a capire. Ho capito che Natale è una pausa. Che
ci si può fermare. Si può smettere di dare la carica all'orologio
per qualche giorno, non c'è bisogno di girare sempre la manovella, cercando affannosamente la risposta, la spiegazione, la logica. A volte, le cose, vanno accettate e basta.
Ho capito che la mia casa sono io. Io e soltanto io. E che nella mia
casa posso accogliere chi voglio. Poche persone, quelle veramente
importanti. Quelle che ogni volta che il meccanismo si inceppa, sono
pronte a farlo ripartire. Con un colpetto leggero, come un battito
d'ali di farfalla.
Quest'anno il mio Natale
è racchiuso dentro una vecchia scatola di latta con un veliero
disegnato. Mi fa pensare ad Heart of the Sea. La disperazione e
l'ossessione di un sogno, di un obiettivo che va raggiunto, a volte,
anche senza metterci la testa. E quell'obiettivo magari non si arriva
neanche a sfiorarlo, perchè è più grande di qualsiasi cosa
immaginabile, è Moby Dick, ma aiuta a capire che se si è fedeli e
coerenti con se stessi, alla fine non si muore. Anche se si soffre.
E si torna a casa.
"Talvolta la vita può essere pesante. Terribilmente pesante. Soprattutto quando si cresce con l'idea che tutto deve essere conquistato, sudato, strappato. Che esiste sempre un obiettivo da raggiungere. E che una volta raggiunto non basta. Non ci si può fermare. Si deve andare avanti. Continuare. Perchè ne appare immediatamente un altro che ci obbliga a rimetterci in cammino e a lottare per raggiungerlo.
Come se l'occhio di Dio ci seguisse. Solo che questo Dio che che "atterra e suscita", che "affanna e che consola", come scriveva Manzoni, non è Dio. E' solo un'istanza dell'Io".(Michela Marzano)
"Talvolta la vita può essere pesante. Terribilmente pesante. Soprattutto quando si cresce con l'idea che tutto deve essere conquistato, sudato, strappato. Che esiste sempre un obiettivo da raggiungere. E che una volta raggiunto non basta. Non ci si può fermare. Si deve andare avanti. Continuare. Perchè ne appare immediatamente un altro che ci obbliga a rimetterci in cammino e a lottare per raggiungerlo.
Come se l'occhio di Dio ci seguisse. Solo che questo Dio che che "atterra e suscita", che "affanna e che consola", come scriveva Manzoni, non è Dio. E' solo un'istanza dell'Io".(Michela Marzano)
Illustrazione by Matt Kish |
Per questo il mio veliero
mi porterà in viaggio. Dove? Ancora non lo so. Ma dovrà essere un
posto speciale, uno di quelli che proprio come la Scozia, saprà
cambiarmi. E' stato proprio lì, tra il verde delle Highlands, che ho
scoperto la donna, quella donna che viveva all'ombra di una bambina
ancora troppo bisognosa di essere accudita. Quella bambina c'è
ancora, e cavolo, ogni tanto strepita, strilla, fa i capricci, sbatte
i piedi. Ma la donna non è più in ombra. Adesso ha preso per mano
la bambina e ogni tanto la coccola, la accarezza e le dice “Stai
tranquilla, passerà”. E adesso donna e bambina si metteranno
finalmente in viaggio insieme.
Duntulm Castle, Scozia, 2013 |
Quest'anno il mio Natale
è una scatola, un veliero, un leggero profumo di ricotta e limone che mi sveglia al mattino. E ha il volto di una persona che non
posso vedere tutti i giorni, quanto vorrei, ma so che c'è. E abita
dentro la mia casa.
"Potrei vivere
confinato in un guscio di noce e sentirmi re di uno spazio
infinito...", diceva Amleto.
Buon Natale dalla
Gruccia, con l'augurio che possiate trovare la vostra casa, la vostra
scatola, il vostro veliero, la vostra noce. Il vostro spazio
infinito.
MLG
Like the first photo and I have to say cute sweater :)
RispondiEliminaBLOG M&MFASHIONBITES : http://mmfashionbites.blogspot.gr/
Maria V.
Just a Ralph Lauren very old one :)
Eliminaxoxo