sabato 26 dicembre 2015

NON CREDEVO NEL NATALE


Con l'adolescenza, l'avvicinarsi delle feste ha cominciato a portare con sé una specie di malinconia. Una tristezza che per molto tempo ho ritenuto inspiegabile, ma naturale. Inevitabile. Col passare del tempo, più iniziavo a capire come mai fossi tanto insofferente al Natale, più questa tristezza si dileguava, lasciando vuoto uno spazio che pensai bene di colmare con qualcosa che aveva tutta l'aria dell'indifferenza. Guardavo dall'alto in basso quelle persone che già dalla metà di novembre si scatenavano con i rituali natalizi. Invece, a me, la roba di Natale non riusciva proprio a coinvolgermi. Ho sempre trovato le canzoni noiose, le decorazioni brutte, i regali inutili, il casino insopportabile, il mondo che si fermava per due settimane una vera sciocchezza. Insomma, per me le feste di Natale erano un countdown disperato verso il ritorno alla routine e alla normalità. Quella senza rosso, senza lucine, senza Micheal Bublè.


In verità mi mancava il Natale della bambina Angela. Mi mancavano i nonni. Mi mancavano le cartellate e i cuscinetti di Gesù Bambino, che mi facevano pure schifo e non li mangiavo. Però mi piaceva sapere che erano conservati nel mobile della cucina di nonna, in una ciotola coperta da un tovagliolo. Mi dava sicurezza.

Mi mancava una tavola piena di parenti sorridenti e felici di ritrovarsi. Mi mancava una casa. La casa. E' sempre stato il grosso problema della mia vita. La polvere che, ancora oggi, ogni tanto si infiltra negli ingranaggi e li fa inceppare. E ogni volta fanno fatica a funzionare di nuovo. E allora bisogna pulirli, cospargerli di olio, accarezzarli con pazienza e rimetterli in moto lentamente, con delicatezza. Perchè se si sbaglia, finisce che qualcosa si rompe. E tutti noi siamo dei sistemi delicatissimi.

Ingranaggi Hugo Cabret


Da un paio d'anni però, forse ho cominciato a capire. Ho capito che Natale è una pausa. Che ci si può fermare. Si può smettere di dare la carica all'orologio per qualche giorno, non c'è bisogno di girare sempre la manovella, cercando affannosamente la risposta, la spiegazione, la logica. A volte, le cose, vanno accettate e basta. Ho capito che la mia casa sono io. Io e soltanto io. E che nella mia casa posso accogliere chi voglio. Poche persone, quelle veramente importanti. Quelle che ogni volta che il meccanismo si inceppa, sono pronte a farlo ripartire. Con un colpetto leggero, come un battito d'ali di farfalla.

Quest'anno il mio Natale è racchiuso dentro una vecchia scatola di latta con un veliero disegnato. Mi fa pensare ad Heart of the Sea. La disperazione e l'ossessione di un sogno, di un obiettivo che va raggiunto, a volte, anche senza metterci la testa. E quell'obiettivo magari non si arriva neanche a sfiorarlo, perchè è più grande di qualsiasi cosa immaginabile, è Moby Dick, ma aiuta a capire che se si è fedeli e coerenti con se stessi, alla fine non si muore. Anche se si soffre.

E si torna a casa.

"Talvolta la vita può essere pesante. Terribilmente pesante. Soprattutto quando si cresce con l'idea che tutto deve essere conquistato, sudato, strappato. Che esiste sempre un obiettivo da raggiungere. E che una volta raggiunto non basta. Non ci si può fermare. Si deve andare avanti. Continuare. Perchè ne appare immediatamente un altro che ci obbliga a rimetterci in cammino e a lottare per raggiungerlo. 
Come se l'occhio di Dio ci seguisse. Solo che questo Dio che che "atterra e suscita", che "affanna e che consola", come scriveva Manzoni, non è Dio. E' solo un'istanza dell'Io".(Michela Marzano)

Matt Kish Moby Dick
Illustrazione by Matt Kish

Per questo il mio veliero mi porterà in viaggio. Dove? Ancora non lo so. Ma dovrà essere un posto speciale, uno di quelli che proprio come la Scozia, saprà cambiarmi. E' stato proprio lì, tra il verde delle Highlands, che ho scoperto la donna, quella donna che viveva all'ombra di una bambina ancora troppo bisognosa di essere accudita. Quella bambina c'è ancora, e cavolo, ogni tanto strepita, strilla, fa i capricci, sbatte i piedi. Ma la donna non è più in ombra. Adesso ha preso per mano la bambina e ogni tanto la coccola, la accarezza e le dice “Stai tranquilla, passerà”. E adesso donna e bambina si metteranno finalmente in viaggio insieme.

Duntulm Castle, Scozia, 2013
 
Quest'anno il mio Natale è una scatola, un veliero, un leggero profumo di ricotta e limone che mi sveglia al mattino. E ha il volto di una persona che non posso vedere tutti i giorni, quanto vorrei, ma so che c'è. E abita dentro la mia casa.

"Potrei vivere confinato in un guscio di noce e sentirmi re di uno spazio infinito...", diceva Amleto.

Buon Natale dalla Gruccia, con l'augurio che possiate trovare la vostra casa, la vostra scatola, il vostro veliero, la vostra noce. Il vostro spazio infinito. 

MLG

2 commenti:

  1. Like the first photo and I have to say cute sweater :)
    BLOG M&MFASHIONBITES : http://mmfashionbites.blogspot.gr/
    Maria V.

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