venerdì 23 maggio 2014

DAL CAFFE' ALLE SFILATE - PARTE 2 (RIFLESSIONI SUL MONDO DEL LAVORO)


Ci eravamo lasciati con una domandona in questo post:

E' ancora possibile credere nelle grandi storie di successo nonostante i tempi bui?

Il mio senso cinico mi spingerebbe a rispondere con un NO secco. Ma per una volta provo ad essere qualcun altro, che io alle volte sono troppo negativa e disfattista. Proverò a ragionare in positivo per aiutare me e chi, come me, combatte quotidianamente con le difficoltà del lavoro, prendendo spunto dai consigli che il ragazzo della storia ci ha dato, e che ci tengo a condividere:


  1. Credi in te stesso. Ok, detto così fa incazzare da morire. Ma andiamo un po' a fondo alla questione: credere in se stessi non è un concetto statico, non vuol dire sedersi ad una sedia, prendersi la testa fra le mani e recitare un mantra sperando che qualcosa cambi solo perchè ce lo siamo ripetuti interiormente un paio di volte. Credere in se stessi vuol dire assumere la consapevolezza di essere in grado di fare le cose, trarne fuori sicurezza, mostrarla sfacciatamente e iniziare a setacciare il terreno a testa alta, preparandosi a ricevere porte in faccia senza perdersi d'animo. Il ragazzo della storia ha detto: “Io sono il primo a credere in me stesso. E sapete perchè? Per quale ragione una persona dovrebbe credere in me se non sono io il primo a credere nelle mie capacità?”. Touchè.



    Zen
    Ripetere a se stessi "Il lavoro arriverà" come se fosse un mantra, ci renderà più vicini al Buddha ma lontani da qualsiasi occupazione.


  2. Disponibilità a lasciare il proprio nido. Per trovare lavoro all'estero bisogna andare all'estero. Ovvero: non troveremo lavoro a New York stando seduti sul divano di Milano. Sembra strano a dirsi, nonostante internet, ma bisogna metterci la faccia. Forse questo concetto è sconosciuto a quelle aziende italiane che si accontentano di colloqui telefonici o peggio, di infiniti questionari psicologici. All'estero conta molto la persona, più che l'esperienza professionale.

    New York
    Per trovare lavoro a New York...bisogna andare a New York (...e chiamatelo sacrificio!)


  3. Essere paraculi in un mondo di serpi. In realtà il lavoro c'è. Si, ok, magari non si inizia subito come stylist ma reggendo gli abiti all' “artista” di turno. Quasi sicuramente i contratti iniziali saranno ridicoli, ma spulciando qualcosa si troverà, e se non sarà il lavoro della vita potrebbe trattarsi di un hub per qualcosa di meglio. Quello che non c'è - e secondo me questa è l'aspetto veramente grave di tutta la questione – è il riconoscimento della dignità del lavoro e delle persone che vi aspirano. Ovvero: non c'è rispetto per il lavoro stesso (tranne, forse, che per il proprio, e se ce l'hai giustamente te lo tieni stretto e ti guardi bene dal dare corda al novellino col cappellino di Kenzo e la felpa di MSGM che arriva pensando di sapere tutto di moda). Come fai ad ottenere la professione dei tuoi sogni in un sistema che svilisce il lavoro dal suo interno? Se colui che dovrebbe formarmi in uno stage di 6 mesi ha l'unico scopo di avere un braccio in più per lavorare meno cosa si ottiene? Nulla. Solo un paragrafo in più sul CV.
    Non esiste il concetto di ricambio, non esiste l'essere collaborativi, non esistere pensare di poter trarre del buono da tutto, anche dal novellino vestito Kenzo. Non esiste essere mentori di qualcuno, ma solo superiori, più bravi e “sistemati”. Bisogna essere capaci di passare sopra a tutto questo con una grossa, grande, enorme paraculaggine, e ve lo dice una che la faccia di culo non ce l'ha. Il ragazzo della storia l'ha detto chiaramente: la paraculaggine aiuta. La fortuna pure. E la fortuna aiuta i paraculi.


    Grace Coddington
    Grace Coddington at work


  4. Essere lucidi, imparziali e onesti con se stessi. Io ho quasi 29 anni e ho fatto 2 stage, al termine dei quali, vi confesso, ero più confusa di prima. Premessa: l'università inculca nozioni, ma non informa su quali lavori si possono fare dopo. La laurea in comunicazione non ne parliamo: apre (e chiude, al contempo) mille strade. Io ricordo un solo docente, di marketing tra l'altro, che ha speso quasi un'intera lezione a raccontarci cosa potevamo fare da grandi. Questo per dire che quando ho lavorato in e-commerce, non avevo idea di cosa fosse un content specialist. Quando mi sono imbattuta in un corso di SEO e Internet Marketing, nessuno mi aveva raccontato prima delle nuove professioni della comunicazione. Quindi: lo stage, parola che farà inorridire i più, potrebbe essere utile a capire quale strada prendere nella fase di confusione post-laurea, ma non basta: deve servire anche ad altro, e vi garantisco che non serve a niente mettere solo il nome di un famoso brand sul CV. La frase “fa curriculum” non ha più senso. Tornando ai consigli del ragazzo della storia, il succo della questione è essere disposti a subire una gavetta infernale e a non pretendere denaro, a patto che questo non si trasformi in una sorta di sfruttamento sterile. Nessuno ha la pretesa di diventare qualcuno senza aver sgobbato, ma tutti hanno sufficiente stima e rispetto per se stessi da capire quando è il momento di poter dire basta e chiedere un minimo di riconoscimento per i propri sforzi.


    Owen Wilson e Vince Vaughn
    Owen Wilson e Vince Vaughn stagisti per Google


  5. Cultura, cultura, cultura. Non soltanto moda. Questo campo è bellissimo perchè è connesso a una moltitudine di altri ambiti: la moda è arte, cibo, usi e costumi, letteratura, fatti, storia. Ognuno di questi settori può dare spunti interessanti e utili. Vivere immersi nel flusso degli eventi aiuta a conoscere le novità e a sfruttarle per i propri fini. Parlare con la gente per strada può essere l'inizio di una relazione per il futuro. Internet, se usato a dovere, può essere la chiave per aprire le porte. Sfruttate i mezzi che la rete vi offre. Ve lo dice una che non ha aggiornato il blog per mesi e ha pagato cara questa leggerezza. Insomma, come dicevo poco più su, siate connessi...con voi stessi e le vostre capacità, con le persone che vi circondano e vi incuriosiscono, col mondo. Questo è un consiglio che dò in primis a me, e poi a tutti voi.



Un bacio

Madame La Gruccia

7 commenti:

  1. Partiamo per Ny insieme? Io ci sto!!!

    Erika

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  2. Ho le valigie pronte dietro la porta :)))

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  3. Madame, finalmente sei tornata a scrivere! :)
    Quante parole sagge, io sono ancora nella confusione post laurea, che a breve si evolverà nuovamente in depressione se non mi do una mossa e inizio a credere in me. Dobbiamo rimboccarci le maniche per trovare il nostro posticino nel mondo ragazze.

    P.s per NY ci sono anche io, battete un colpo quando volete e partiamo! :P

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    Risposte
    1. ...e io sono felice di leggere di nuovo un tuo commento in calce :)
      Che dire... Io credo nelle porte che si aprono, ma solo se siamo noi a spingerle. Non avrei mai detto una frase simile qualche tempo fa, forse sono sempre stata troppo ottimista... ma questi tempi non sono fatti per le cose facili, e forse non era così neanche prima...non lo so. Bisogna tollerare un po' di sofferenza, ma sempre col sorriso stampato in faccia!

      Un bacione e fai le valigie che andiamo a NY :)

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    2. Spamma un po' questo post perchè è un bell'articolo e potrebbe davvero colpire quelle come noi che cercano di farsi spazio in questo mondo! e poi anche x far vedere che sei tornata a scrivere!! :) Personalmente ti dico che mi è servito sul serio. Nonostante siano cose già presenti nella mia testa perchè fondamentalmente non hai dato notizie dell'altro mondo ma ti sei basata su dati di realtà, mi hai dato cmq una svegliata in un momento di apatia e quasi rassegnazione! Mi hai fatto pensare "si cazzo(scusa la volgarità ma quando ce vò ce vò) devo fare di più, c'è spazio per me ma solo se lo voglio davvero..e non è stando qui che lo troverò" Me lo sono già letto tre volte Angela, quindi servire mi sei servita! :D

      P.s vivi ancora a milano?sempre che io riesca a trovare una stanza le ultime due sett di agosto sono li per concludere un corso, ci si potrebbe anche vedere! :)

      Un abbraccio

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    3. Sono felice perchè il mio intento era proprio quello. SmuoverCI. Io vengo fuori da un momento un po' critico. Mi sono ritrovata ad avere le idee più confuse di prima, a dover capire se dovevo stringere i denti e incassare per fare quello che voglio davvero, o accettare passivamente ciò che incontravo sulla strada, complice il periodo di merda, l'essere in balia dell' "era degli stagisti". E poi, economicamente parlando, è più importante mettere soldi da parte e crearsi un'indipendenza facendo un lavoro mediocre o continuare a dipendere da altri ma perseguire la lenta e dolorosa via della gavetta? Sono ancora molto combattuta, ma credo che vivere nella frustrazione di fare un lavoro che non mi piace non faccia per me. Però sono stata e sono ancora confusa, e ti giuro che mi tiro via a fatica da questo stato d'animo. Il post l'ho scritto perchè davvero questa persona mi ha aperto la mente. Dovevo condividerlo perchè so che siamo in tante. Io non mi sento una nullità, anche se questo sistema a volte ci convince del contrario. Io sono sicura che si può arrivare dove vogliamo. Bisogna soffrire un po', quello si. E poi bisogna chiedere, parlare, lasciar stare la timidezza. Io non sono una sfacciata, ma mi sto facendo violenza per diventarlo (a 29 anni non è facile!!!), e questa cosa mi fa soffrire troppo, perchè non è neanche giusto andare contro se stessi. Ma questa è anche l'era del compromesso. Non posso avere quello che voglio e come lo voglio.Facciamoci forza, vedrai che spaccherai!!

      Io sono a Milano in pianta stabile, se mi scrivi in privato nella mail madamelagruccia@hotmail.it ci scambiamo i numeri :)

      Bacio grande

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  4. Le domande che ti sei posta tu, sono quelle che sto iniziando a pormi anche io, e pure quelle che si è sempre posto mio fratello che è arrivato a 32 anni a sto modo ed ha trovato solo ora la sua strada, riscoprendo l'ambizione e la voglia di mettersi in gioco che negli ultimi anni lavorando tra italia e spagna aveva praticamente perso. é dovuto andare dall'altra parte del mondo però ce l'ha fatta. Come noi penso ci siano altri milioni di ragazzi! Insomma non è mai troppo tardi, se le nostre famiglie a costo di far dei sacrifici riescono cmq a darci una mano, per quanto i sensi di colpa del farci ancora mantenere ci divorino, è giusto provarci fino all'ultimo e fare sta cavolo di gavetta. L 'importante è restare attive, allargare la cerchia di conoscenza, chiedere sempre..perchè le occasioni non cadono dal cielo, uno se le deve anche andare a cercare.. io sono come te, non chiedo mai, ma sto lavorando per superare questi blocchi e questa timidezza, che magari non traspare sui social, perchè al contrario qui non ho freni, ma di persona le cose cambiano e divento talmente insicura...
    Ti mando una mail allora con il mio numero, mi farebbe davvero molto piacere vederci!
    Un abbraccio

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