martedì 27 settembre 2016

BUON COMPLEANNO, DYLAN DOG

Ieri era il trentesimo compleanno di Dylan Dog, bello, londinese, in polacchini, solitario, latin lover, libero professionista e con tanto di Maggiolino. E io mi sono ricordata di come ci siamo conosciuti. Ve lo racconto.




Quando facevo la terza media e avevo i capelli lunghissimi e naturalmente lisci, non portavo il reggiseno e leggevo Cioè con "Show me the mening of being lonely" dei Backstreet Boys in sottofondo, un mio compagno di scuola, tale Simone, mi consegnò una lettera anonima all'uscita di scuola. Si trattava di una romantica e tormentata missiva da parte di una terza persona che, a quanto pare, si era invaghita di me ma non aveva il coraggio di rivelarmi la sua identità per paura di non piacermi. Ci fu un cospicuo scambio di lettere tramite Simone, che per l'occasione si improvvisò Cupidodenoiattri. Le letterine dell'anonimo erano rigorosamente scritte al computer, l'incipit "Cara Angela" era pompato con quei font tridimensionali abominevoli di Word, soltanto la firma era scritta a penna. Quanto mi piaceva vedere il CARA ANGELA a caratteri cubitali in cima al foglio. Mi sentivo importante.
Era tutto incredibilmente misterioso e romantico. Avevo un ammiratore segreto, e aveva pure un computer! Sicuro aveva anche il motorino, minimo.

Fatto sta che il mio sesto senso, ad un certo punto, cominciò a suggerirmi che era tutta una montatura, che non c'era nessun anonimo e che quelle lettere erano scritte da Simone. Non so cosa me lo fece sospettare, forse qualche incoerenza sulla lettera, forse i troppi riferimenti al messaggero stesso ("Mica  ti piace? Mica ti vuoi mettere con lui?", ecc). Il mistero si infittiva, più si infittiva più non pensavo all'anonimo ma cominciavo a sentire le farfalle panna e prosciutto nello stomaco per Simone. Anonimo era Simone, ne ero sicura. E io stavo sperimentando i sintomi della mia prima, vera cotta.

Quando ormai ero quasi certa di avere ragione, mi preparai ad uscire per andare a prendere l'ennesima lettera, questa volta non a scuola ma alla villa comunale, dove i ragazzini si ritrovavano solitamente il pomeriggio. Non so perchè ma mi misi in testa che quello doveva essere una specie di primo appuntamento, sebbene non lo fosse proprio. Comunque dovevo fare colpo. Mi misi un vestitino verde militare della Sisley (a cui feci stringere le spalline perchè mi avanzava sulle tette, figurati), le scarpe da tennis, la fascia di ciniglia a tono, e uscii. Mi resi conto abbastanza presto che mi sentivo totalmente impacciata con la gonna corta. Era il periodo in cui mettersi la mini era una decisione collettiva presa con giorni di anticipo, meditando attentamente sul comedovequando, di solito al sabato, a scuola o "Sotto i portici", tutte assieme per infondersi vicendevolmente coraggio quando i più audaci te la alzavano senza ritegno o ti prendevano in giro. Avevo bisogno di qualcosa per ritrovare un po' di sicurezza in quel momento in cui ero io, senza i miei soliti jeans, senza la mia rassicurante aria da finto maschiaccio, ad aspettare uno che mi scriveva lettere fingendo di essere un altro. Mi sentivo troppo femmina indifesa, pensai, troppo tirata, troppo non me. Rimpiangevo la mia t-shirt della Onyx e le mie Nike. Andai in edicola, allora, e comprai un Dylan Dog. "Fantasmi", mi pare. 



Mi sembrava una cosa abbastanza tosta da leggere mentre aspettavo Simone, qualcosa di veramente figo con cui atteggiarmi ai suoi occhi. Fu dura resistere ai vari TV STELLE e BIG per devolvere quelle 3.000 alla causa del fare colpo. Lui venne a portarmi la lettera con tanto di pallone sotto il braccio, grondante di sudore acido di adolescente, non una bella scena se non fosse che io ero ormai bell'e partita per cottaland, senza possibilità alcuna di tornare indietro in tempi brevi. Insomma, durò tutto un secondo, perchè l'imbarazzo fece fuggire lui e immobilizzò me, credo che neanche si fosse accorto di cosa stessi leggendo. Fatto sta che quel Dylan Dog rimase, ce l'ho ancora da qualche parte, e gli sono grata per avermi infuso un po' di coraggio.

Fu così bello che lo comprai ancora, per molto tempo.

Poi vabbè, l'anonimo non si fece più sentire, Simone subentrò nella mia vita e nel mio cuore aggiungendo alle famose farfalle pure i piselli, i funghi e la pancetta, gli concessi il mio primo bacio, passai mesi d'amore intenso e, come volevasi dimostrare, ricevetti pure la mia prima vera tranvata. Quanto soffrì.

Dylan Dog mi consolò quell'estate. Lui e "Bury The Hatchet" dei Cranberries. Consumai pagine di storie terrificanti e feci girare quel cd mille volte, mentre il freddo aquilano arrivava veloce ed era già tempo di comprare i libri da Colacchi e rifarsi un guardaroba "da grande". Poi iniziarono le scuole superiori, io e Simone ci ritrovammo in classe insieme ma non ci rivolgemmo mai più la parola, mi misi con uno di quinta che aveva già superato il problema dei brufoli e dei baffetti agli angoli della bocca - si faceva la barba, grazie a Dio - e niente, il resto è storia.

Buon compleanno e 1 giorno, Dylan.

MLG



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